In quest’articolo abbiamo parlato della risonanza, mentre in quest’altro del peso della voce, qualità essenziali da manipolare se desideriamo femminilizzare o mascolinizzare la voce.

Una cosa che non abbiamo trattato è cosa significa alzare o abbassare la voce, cioè emettere note più gravi e note più acute.

Il motivo è che l’altezza della voce ha un impatto molto ridotto su quella che poi sarà la percezione dell’ascoltatore riguardo alla nostra identità di genere. Non solo: cercare una voce molto acuta per una persona transfem o molto grave per una persona transmasc potrebbe essere addirittura controproducente.

Questo articolo è pensato per dare le basi teoriche a chi si pone questa domanda: “ma cosa significa esattamente che una voce è grave o acuta?”.

Acuta vs. Grave

Quando ascoltiamo l’ultimo “Vincerò” dell’aria “Nessun Dorma” della Turandot è facile restare impressionati dalla voce del tenore che la sta cantando.
Intuitivamente capiamo che sta prendendo una nota molto alta, e la definiamo “l’acuto della canzone” perché la distinguiamo come quella più alta del brano.

Invece per le note gravi possiamo pensare a Johnny Cash mentre canta “Ring of Fire”, specialmente alla fine del ritornello. “Che bassi profondi!”, potremmo dire.
Anche senza possedere il cosiddetto orecchio assoluto capiamo che la nota che canta Luciano Pavarotti è decisamente più alta rispetto a quella che canta Johnny Cash.
Ma cosa determina senza alcun dubbio che una è più acuta e un’altra più grave?

Ogni suono, alle sue fondamenta, è aria che vibra. Questa vibrazione è scomposta in più frequenze, ma quella che distinguiamo chiaramente con le nostre orecchie, detta frequenza fondamentale, può essere maggiore o minore di un’altra, determinando che una nota sarà più acuta e un’altra sarà più grave.

La frequenza è espressa numericamente in Hertz(Hz), ovvero in cicli al secondo.
Ne consegue che una nota che ha come frequenza fondamentale maggiore di un’altra sarà quella acuta, mentre l’altra sarà quella grave.

La voce umana nasce da aria che, partendo dai polmoni, fa vibrare le corde vocali, ed esse vibrano a frequenza variabile.
Ad esempio il “Vincerò“, nella sua nota più acuta, raggiunge quasi 494Hz, il che significa che le corde vocali vibrano 494 volte al secondo(!), mentre la nota che prende Johnny Cash nell’ultimo “Fire” è di “solo” 98Hz!

Adesso passiamo a dare un nome a queste frequenze di vibrazione dell’aria, indipendentemente da quale persona, oggetto o fenomeno la stia facendo vibrare.

Come viene indicata la frequenza fondamentale

Quando vogliamo comunicare una specifica nota musicale, possiamo trovarla descritta, ad esempio, come A3, che corrisponde a 220Hz. Ma cosa stanno a indicare la lettera e il numero? Partiamo dalla lettera.

In musica sappiamo che una scala è composta da note che, in italiano, chiamiamo Do, Re, Mi, Fa, Sol, La e Si, in ordine e composizione diversa in base alla scala, mentre in altri sistemi di notazione vengono utilizzati nomi diversi.
Nella notazione letterale, quella maggiormente utilizzata in Europa e America, vengono usate le prime lettere dell’alfabeto, e associamo il nostro Do alla C, il Re alla D, il Mi alla E e così via. Do-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si diventa C-D-E-F-G-A-B.

Ora, se guardiamo uno strumento musicale, nello specifico una tastiera, vediamo tantissimi tasti bianchi e neri, e ognuno corrisponde a una nota diversa che vibra a una frequenza diversa. In un pianoforte il numeri di tasti è generalmente 88, eppure abbiamo visto che le lettere che usiamo per indicare le note sono solo 7. Ed è lì che entra in gioco il numero che vediamo accanto alla lettera.

In musica si parla di “ottava” come l’intervallo fra due note la cui frequenza è il doppio o la metà di un’altra. La lettera associata alla frequenza sarà la stessa, cambierà il numero dell’ottava di riferimento.
Quindi, per esempio, A3 è un’ottava sopra A2, e A2 è un’ottava sotto A3.

A2 è 110hz, A3 invece 220hz.

A2 è più grave di A3, ed A3 è più acuta di A2.

Ora possiamo dare un nome alla nota che canta Luciano Pavarotti e quella che canta Johnny Cash.
Pavarotti canta un B4, mentre Johnny Cash un G2.

Dato che l’obiettivo principale è parlare, capiremo come l’altezza della voce si manifesta nel parlato. Il meccanismo alla base, naturalmente, resta lo stesso: corde vocali che fanno vibrare l’aria a frequenza variabile.

L'altezza della voce nel parlato

Per il momento abbiamo visto due cantanti che cantano due note diverse, e analizzato quelle. Naturalmente non sono le uniche note che compongono la melodia dei due brani musicali, e, allo stesso modo, nel parlato, abbiamo sempre un susseguirsi di note, prima più gravi e poi più acute.

In questo audio potete sentire la mia voce mentre sto leggendo il paragrafo che avete appena visto.

E qui potete vedere un grafico che mostra la fluttuazione della frequenza della mia voce.

Qui vedete come l’altezza della mia voce sia un qualcosa di fluido, nel parlato, diversamente nel canto che deve sottostare a regole ben precise per far sì che la voce sia considerata intonata.

Ad onor del vero, esistono lingue per cui l’intonazione ha regole molto specifiche, molto più stringenti della nostra.
Nella lingua Cantonese(che viene per l’appunto definita una lingua tonale) quella che a noi occidentali suona come una sola parola ha un significato differente se espressa con una certa intonazione rispetto a un’altra, e, se siete curiosi, questo video ne è la dimostrazione!

Per noi è più semplice, e, giusto per fare un esempio, la prosodia(ovvero l’uso dell’intonazione come atto comunicativo) delle domande è diversa da quelle delle affermazioni. Infatti, quando chiediamo qualcosa, l’ultima sillaba dell’ultima parola che diremo sarà più acuta della precedente, mentre il contrario è vero quando terminiamo una frase affermativa.

Qui un grafico di esempio, dove prima chiedo qualcosa, e poi do una risposta.

Nell’audio che segue sentirete la domanda e la risposta mostrata nel grafico.

L'altezza della voce, in estrema sintesi

L’altezza della voce è determinata dalla frequenza di vibrazione delle corde vocali. Corde vocali che vibrano a una maggiore frequenza produrranno una voce più acuta, mentre corde vocali che vibrano a minore frequenza determineranno che la voce sarà più grave.

Domande frequenti sull'altezza della voce

Come potrei sfruttare il fatto che adesso so dare un nome alle note nel mio vocal training?

Dare un nome alle cose è il primo passo per capire come gestirle.

Se, ad esempio, notiamo che la nostra voce fa fatica quando “troppo alta” oppure “troppo bassa”, poter dire invece che “quando la mia voce sale oltre al C4 sento che mi sto affaticando” può essere utile per fare esercizi in un range più confortevole. Oppure rendersi conto, ad esempio, che “se scende sotto il C3 il peso diventa eccessivo” potrebbe aiutare a capire qual è il range più adatto per femminilizzare la propria voce.

Come mai alcune persone hanno una voce più acuta di altre?

Dato che la frequenza è prodotta dalle corde vocali, ne consegue che diverse corde vocali producono un diverso range di frequenze fondamentali. Il fattore che determina l’altezza della voce di una persona è la massa delle corde vocali. Più le corde vocali sono “leggere”, minore sarà l’energia richiesta per farle vibrare. Mentre delle corde vocali “pesanti” tenderanno, allo stesso livello di energia, a vibrare meno, e quindi a produrre frequenze più gravi.

Questa differenza non si vede solo fra voci di persone AMAB in contrapposizione con le voci di persone AFAB, ma anche, ad esempio, fra due qualsiasi persone AFAB. Nel canto, infatti, distinguiamo fondamentalmente tre voci maschili(basso, baritono, tenore) e tre voci femminili(contralto, mezzosoprano e soprano), in ordine crescente di altezza della voce. Questa differenza nasce dalla loro estensione vocale(ovvero il range che parte dalla nota più grave e arriva fino alla nota più acuta che possono emettere), e nello specifico del canto la suddivisione nasce dal range di note che possono essere emesse con facilità di esecuzione. Perciò una persona AMAB potrebbe avere una voce molto più acuta di un’altra persona AMAB, ed è il caso dei due cantanti che abbiamo visto prima, Johnny Cash e Luciano Pavarotti.

Vedo dal grafico che mostra come varia l’altezza della tua voce che ci sono tanti alti e bassi, e molta variabilità. Sbaglio a parlare con una voce più monotona?

In linea di massima no, ma attenzione.
Se si parla con una voce monotona in una parte della nostra estensione vocale che per noi è confortevole e con una voce che è in linea con la nostra identità di genere, è tutto positivo. Significa che la tecnica può essere effettuata col massimo rilassamento della voce.
Ma se si fa la stessa cosa cercando una voce molto bassa o molto acuta, magari cercando un certo valore in termini di Hertz o una nota specifica, stiamo probabilmente bloccando la nostra voce in un modo che può limitare la nostra espressione, rendere la voce poco genuina e pure generare tensione muscolare, che porta a dolori e fastidi e a sviluppare brutte abitudini.

Questo articolo aveva l’obiettivo di introdurre un concetto senza dare una connotazione “di genere”, quindi relativa alla femminilizzazione e alla mascolinizzazione della voce. In questo articolo capiremo la sua effettiva importanza nel determinare il genere di chi sta parlando.